Questo mese nell’ambito delle interviste ai direttori delle principali scuole Pilates in Italia è la volta di Claudia Fink che ha creato Pilates Italia, portando il metodo Stott Pilates in Italia e le attrezzature prodotte dalla canadese Merrithew e fondando la sua scuola a Milano.
Raccontaci i tuoi esordi nel Pilates.
Ho iniziato il PIlates nel 1995. Non ho iniziato con il metodo STOTT PILATES®. Nello studio dove sono andata, che era gestito da un fisioterapista, gli insegnanti venivano da scuole diverse. Non sono neanche certa che avessero fatto un percorso preciso o che lo avessero finito. Il centro si trovava in una bellissima corte che apparteneva ad un teatro, e quasi tutti gli insegnanti avevano un background “danzereccio”. Io che venivo da vari sport e da palestre con tipici allenamenti di fitness, avevo immediatamente trovato affascinante il metodo, soprattutto mi divertivo perché c’era varietà rispetto ai soliti esercizi che facevo in palestra. Ho anche trovato immediato giovamento alla schiena che mi dava problemi già da tempo. Ai tempi giocavo anche a pallanuoto, e dato lo sforzo fisico di questo sport, avevo bisogno di qualcosa di ristorativo dopo le partite. Praticavo anche Iyengar Yoga e devo dire che entrambi miravano sulla connessione mente corpo che mi piaceva molto. Da subito ho desiderato un Reformer a casa… non si è però avverato! Ho iniziato subito un corso di formazione per insegnanti. Il metodo non era STOTT PILATES®.
Come puoi descrivere il tuo approccio al Pilates?
Un approccio evoluto, evoluto dai luoghi comuni, dalle immagini assolutamente non biomeccaniche che si sentono e che non riesco più a digerire. Diciamo che il mio approccio è cambiato totalmente dai primi anni in cui mi sono innamorata ciecamente del metodo. Dopo essermi certificata con STOTT PILATES® sono diventata formatrice perché fondamentalmente è l’insegnamento che mi piace davvero tantissimo. Mi sono evoluta dal metodo, sia da quello originale, sia dal metodo STOTT PILATES®. Continuo sempre ad insegnarlo ma con gli anni e con gli studi approfonditi del corpo che ho fatto, diventando osteopata e studiando Applied Kinesiology cerco di dare delle spiegazioni che siano corrette dal punto di vista anatomico. C’e’ tanta confusione in giro perché si tende ad insegnare una leggenda, una bellissima favola e non la verità.
Quali ritieni siano i punti di forza della formazione insegnanti della tua scuola?
Le nostre conoscenze, la mia esperienza fatta di più di 20 anni vissuti tutti i giorni sabato e domenica inclusi, con clienti e studenti. Guardando corpi correggendo il loro movimento 12 ore al giorno e adesso, da qualche anno, vedendoli clinicamente per farli stare bene velocemente, con metodiche serie e profonde. La più grande soddisfazione è riuscire ad facilitare il loro processo di guarigione.
Puoi dare un consiglio a chi vuole avvicinarsi al metodo Pilates per farne la sua professione?
Intanto di praticarlo prima, perché molte persone arrivano senza neanche averlo praticato! Poi di studiare anatomia perché è la base di tutto, se non si conosce l’anatomia si può credere alle favole più facilmente e inoltre non si capirebbe cosa si sta facendo e perché. Difatti, qualsiasi scuola si decida di frequentare, è importante chiedere sempre perché! I repertori non vanno imparati a memoria, perché vanno adattati alle esigenze dei clienti e bisogna sapere modificare e correggere. Non esistono esercizi per tutti, non si imparano movimenti, ma si impara a valutare il corpo e si allenano muscoli! Scegliere una scuola seria è sicuramente l’unico modo per fare di questo mestiere una professione.
Cosa vorresti dire a Joe Pilates se ne avessi l’opportunità?
Intanto gli direi grazie perché di sicuro è stato un pioniere. E poi mi farebbe piacere mostrargli perché alcuni esercizi del repertorio non vanno bene per la popolazione del nostro secolo e penso che capirebbe.