Pubblichiamo un articolo-intervista proposto da Maximilian Stohr di Atelier Pilates, centro di riferimento della scuola Fletcher Pilates in Italia.
Dopo la scomparsa di Ron Fletcher, Pilates Master Teacher di prima generazione, il suo ritmo continua a diffondersi negli studi Pilates grazie alla formazione di insegnanti professionisti tramite i suoi allievi diretti sparsi nel mondo.
Ripercorriamo assieme una splendida intervista di Elizabeth Larkam a Ron Fletcher del 2008 e pubblicata sulla rivista Powerhouse.
Quando Ron Fletcher non si rilassa nel suo ranch a Stonewall nel Texas, il Direttore del prestigioso Fletcher Program of Study, viaggio attraversando il globo per condividere la sua ampia conoscenza, lo sviluppo dei suoi metodi (Towelwork, Floorwork, Percussive Breath) e filosofie di movimento.
Da giovane 87enne, Fletcher continua ad avere un ruolo principale nella evoluzione ed insegnamento del metodo e molti insegnanti di Pilates, inclusa la sottoscritta, sono stati coinvolti in questa industria grazie a questo uomo. Studente originale di Joe e Clara Pilates, Ron fu il primo a portare la disciplina a Los Angeles. Nel corso degli anni ha condiviso la sua tecnica nelle infrastrutture mediche, nello specifico nella Divisione DanzaMedicina del Centro di Medicina Sportiva presso l’Ospedale Saint Francis Memorial a San Francisco e nei programmi di movimento-terapia alla UCAL ed al Santa Monica College.
Oggi è seduto bello dritto e le sue forti spalle sono ornate da una delle sue famose, rosse ed intrecciate “towels” che utilizza nel suo lavoro. Mentre parla in maniera spontanea e ricca di entusiasmo, le sue braccia e busto si muovono con una grazia felina (da gatto) che ha caratterizzato la sua carriera da ballerino in televisione e sui palcoscenici nei quali si esibito con calibri come Marlene Dietrich, Mary Martin, Tallulah Bankhead e Carol Channing. Non sarà semplice catturare 70 anni di storia di Fletcher in un’unica seduta. Le sue dimostrazioni di passi di danza, candide ammissioni e il suo incredibile modo di intrattenere hanno reso questa conversazione una delle più affascinanti della mia carriera.
Quando hai capito che la danza ed il movimento erano la “tua chiamata”?
Sono semplicemente nato con il senso del ritmo. Penso che ciò derivi dalla mia gente, gli Americani/Indiani. Mia nonna materna era una guaritrice ed aveva il suo modo di stare in piedi e tenersi le mani. Da bambino ballavo sempre, quella che chiamavo “jig dance” (ndr. ballare agitandosi). Il mio ritmo era sempre impeccabile. Eravamo poveri ed abitavamo a Dogtown, al confine dell’Arkansas-Missouri. Era una città fatiscente, volevo venirne via e così, nel 1940, a 19 anni, con una valigia, un cappotto, un ombrello e 500 dollari andai a New York. Pensavo di essere eccezionale. Là vidi il mio primo vero spettacolo di danza: Martha Graham. Quando lei apparve sul palco, il mio corpo sentì qualcosa. Quello è stato il momento in cui realizzai cosa volevo fare.
Quindi, come sei passato dall’essere un ballerino “agitato” ad un membro della sua compagnia?
Non so se sia stata stupidità o determinazione, ma andai al suo studio e chiesi se potevo studiare con lei. Lei mi prese con sé per un’ora e mezzo e mi fece fare dei pliè, extrarotazioni, port-de-bras e poi disse: “Posso fare di te un ballerino”. Continuai a lavorare col suo gruppo e ballai a Broadway e a Londra. Feci il coreografo per molte trasmissioni televisive, il Lido a Parigi ed il “Ice Campades” per 12 anni.
Perché non hai continuato a ballare per Martha Graham?
Si infuriò con me. Ebbi un’ottima parte in uno show con Mary Martin e volevo essere elencato nel programma con: “Ron Fletcher appare grazie alla cortesia della MG Company”. Ciò non andava bene a Martha. Mi disse: “Stai mandando tutto a puttane”. Voleva che fossi un ballerino e vivessi di spaghetti e fagioli. Era la mia prima possibilità di fare soldi, quindi la colsi guadagnandomi la reputazione come ballerino. Non mi parlò per un anno.
Come sei arrivato a studiare con Joe?
Mi infortunai al ginocchio. La mia compagna di ballo, Allegra Kent, mi disse: “Hai mai sentito parlare di quell’ometto chiamato “Pie-lots”? Ero intenzionato a provare qualsiasi cosa, quindi andai in questo terribile, scricchiolante, piccolo studio sulla Eighth Avenue. Era fatiscente ed un po’ meleodorante. Clara era in piedi indossando il suo camice da infermiera, pensai di non essere nel posto giusto. Inoltre non erano affatto amabili ed affascinanti. I Reformers avevano questi grandi orrori per i piedi. Quando vidi la Tower dissi ai miei amici che era uguale alla ghigliottina.
Com’era lavorare con lui?
La prima volta che andai gli parlai del mio ginocchio, lui mi disse “Sì, sì, sì”, ma non ci guardò mai. Mi mise le dita alla fine del coccige e mi disse di scendere indietro sul reformer una vertebra alla volta. Non mi dimenticherò mai il suo accento tedesco: “Don’t shtep on my finger” (ndr. non mi “pestare” le dita)
Com’era lo stare nello studio con Joe e Clara contemporaneamente?
Non succedeva spesso che tutti e due mi insegnassero insieme. Lui era severo mentre Clara, dopo averla conosciuta un po’ meglio, era una donna “morbida”, gentile e spirituale. Qualche volta Joe perdeva interesse e Clara lo sostituiva. Joe era un visionario brillante, ma Clara gli stava decisamente al passo. Lei ci metteva la precisione, ma non l’ho mai vista sugli attrezzi.
Com’era lavorare con lei?
Per darvi un’idea, nel 1966 ho perso il mio contratto con la Ice Capades a causa del mio alcolismo e l’aver mancato ad una serata di apertura. Mi hanno cacciato fuori dalla compagnia. Tutto era perduto, la segretaria, l’autista, il messo. Ho odiato me stesso per essere un alcolizzato. Penso che il merito nell’aver intrapreso il sentiero verso l’essere sobri sia da essere attribuito a Clara e agli Alcolisti Anonimi. Un giorno, eravamo nello studio soltanto io e Clara, ed io mi stavo muovendo lungo il pavimento. Le dissi: “Mi voglio solo muovere !” Non mi scorderò mai che lei rimase lì a guardarmi silenziosa in piedi e mi disse: “Certo che lo fai”. Mi ricordo anche che disse: “Dovresti insegnare questo lavoro. Ricordati sempre l’ABC.” Andai al mio primo incontro dell’AA dopo quel giorno. Era la domenica di Pasqua nell’aprile del 1967. Non ho mai più bevuto da allora.
Cosa è successo dopo?
Ho deciso di ricominciare da zero traslocando al Los Angeles ed insegnando Pilates. Fui presentato ad Aida Grey, la regina di bellezza di Beverly Hills, che aveva il suo Salon de Beauté all’angolo tra Rodeo e Wilshire. Ho portato del materiale di Joe e da lì è scattata semplicemente la scintilla. Lei non aveva mai sentito parlare di Pilates, là non lo conosceva nessuno. Mi disse: “Beh, quando vuoi iniziare? Ho un ripostiglio al piano di sopra pieno di cosmetici, posso sgomberartelo così puoi avere il tuo spazio.” Fu così semplice.
Come l’hai trasformato in un successo?
Avevo abbastanza soldi per muovermi e pagare l’affitto per almeno un anno senza preoccuparmi di fare quindi debiti. Lo chiamai il Ron Fletcher Studio for Body Contrology: Pilates Method. Mi erano arrivati gli attrezzi e mi ricordo che il primo giorno, nel 1972, ero seduto e pensavo: “Verrà qualcuno?” Nessuno ne sapeva nulla. Le prime persone che si presentarono erano quelle che chiamavo “le donne che pranzano”: Betsy Bloomingale e Nancy Reagan. Si assomigliavano tutte nei loro abiti Chanel. Avevo a disposizione degli spogliatoi della Boutique dove avrebbero indossato le calzamaglie nere. Pensarono di aver trovato una nuova oasi nel centro di Beverly Hills. Era il posto giusto per loro.
Com’era lavorare con questo tipo di clientela?
Era magnifico! Era divertente insegnargli ed essere con loro. Avevano l’intelligenza per capire i concetti del lavoro. Ho insegnato loro Mat, attrezzi, floorwork e movimenti sul pavimento. Il passaparola mi porto Brooke Hayward, un pioniere di Hollywood. Si innamoro del lavoro e mi portò Candice Bergen. Candice portò Ali MacGraw. Ali portò Barbra Streisand e presto la magia ebbe effetto. Ad un certo punto mi ritrovai con una lista di attesa di 200 persone.
Ti piaceva lo stile di vita di L.A.?
Los Angeles fu un posto meraviglioso dove introdurre il Body Contrology ed aprire uno studio. Essere lì è stato magico. Era uno studio alla moda e gli attori che venivano erano vere celebrità. Il mio studio era sia un luogo “must” di Hollywood sia un’oasi lontana dall’industria degli artisti, scrittori, produttori, direttori, etc…
Cosa ha ispirato il tuo Towelwork?
Nel mio studio in L.A. Ho lavorato di più con i “civili” che con la gente di teatro. I “civili” non capivano proprio l’allineamento. Li allineavo contro uno specchio e li mettevo a posto. Una volta che sistemavo un ‘anca ecco che la spalla andava fuori posto…era come lavorare con dei pupazzi. Avevamo degli asciugamani in studio per chi faceva la doccia o per pulire gli attrezzi quindi un giorno ne presi uno e cominciai ad intrecciarlo tutto. Lo diedi al cliente e gli chiesi di tenerlo con entrambe le mani, teso e sopra la testa. Ne risultò un perfetto indicatore per far capire al cliente che quanto non fossero dritti, allineati e che quindi succedeva questo e quello. Morale della fiaba: divenne un attrezzo per portare le spalle e schiena in linea con le orecchie, sterno sollevato e braccia allineate. Ho scoperto anche che se un allievo “tira” la Towel verso l’esterno mette in moto una serie di muscoli sotto le braccia e tricipiti. Usata in maniera corretta, ne beneficiano la schiena, le scapole, il cingolo scapolare e la gabbia toracica.
E questo come si è evoluto nella “treccia”rossa?
Non volevo intrecciare asciugamani di continuo, inoltre il rosso è il mio colore preferito. La linea rossa è utile per determinare l’allineamento. Se fosse stata nera, marrone, grigia, o bianca si sarebbe confusa e mescolata con lo sfondo e sarebbe stato più difficile correggere eventuali errori di allineamento e postura durante le lezioni di gruppo. Ho esaminato un po’ di campioni di tessuti spugnosi dall’Egitto prima di decidere quale fosse il giusto rosso. Uno dei miei allievi l’ha disegnata ed è stata poi brevettata.
Hai portato il Pedipole, la Tower e la Barrel ad essere di uso corrente. Tu e Clara avete sviluppato assieme la Barrel?
Era un’invenzione di Joe, ma con la benedizione di Clara ho aggiunto delle innovazioni. Ken Endelman (Amministratore Delegato della Balanced Body) ed io ci abbiamo lavorato sopra insieme. Avevo notato che l’arco non corrispondeva con l’arco del corpo quindi l’ho ridisegnata includendo il pensiero di Clara che per allungare la colonna sopra la Barrel, la curva dovesse venire dalla gabbia toracica verso l’alto. Abbiamo tolto anche le maniglie e l’abbiamo chiamata la Spine Corrector di Clara. Oggi la usano nel programma di danza dell’Università dell’Arizona a Tucson.
Com’è nata la tua tecnica di Respirazione Percussiva?
La gente parla della respirazione del Pilates… Non so neanche cosa sia! Joe non ha mai spiegato o messo delle sequenza respiratorie che corrispondessero con delle sequenze di movimento. Ho visto un sacco di ballerini “uccidersi”. Dopo aver ballato raggiungevano il backstage e collassavano. Anche io sono stato un ballerino e mi sono sempre chiesto quando dovevo respirare. Joe mi diceva sempre “breeze” (ndr. “respira” scritto con accento tedesco) ed io mi chiedevo “Come? Quando?”. Lui disse qualcosa che mi rimase sempre impresso: “You got to out de air so you can in de air” (ndr. Devi fare uscire l’aria se ne vuoi fare entrare). In altre parole, l’espirazione era importante.
Come hai trasformato la tua conoscenza in una tecnica?
Mi sono reso conto che la respirazione vitalizza il movimento con suono e ritmo. I polmoni sono appesi passivamente come due sacchi o palloni sgonfi. Se apriamo la cassa toracica respirando tra gli intercostali, i polmoni si aprono, aprono ed aprono come come se gonfiassimo dei palloncini. La Respirazione Percussiva ha un suono e ritmo che che attivano i muscoli della inspirazione ed espirazione.
Puoi dirci qualcosa riguardo al Ron Fletcher Program of Study?
Si è sviluppato partendo da un programma già ideato nei primi anni 80 per i seri praticanti. E’ stato poi formalizzato nel 2003 ed è stato ulteriormente sviluppato ed espanso nel corso degli anni. Agli studenti del Programma viene richiesto di fare esperienza del movimento prima di imparare ad insegnarlo. Abbiamo gruppo stellare di formatori in tutto il mondo i quali insegnano il nostro Comprehensive Program ed altri corsi.
Secondo te, cosa pensi che un istruttore debba sapere di più?
L’ ABC ! Quando insegno in un workshop, mostro alla gente come preparare un Reformer. Frasi come “posizione neutra della colonna” o “pavimento pelvico” etc… non le ho mai sentite nominare da Joe o Clara. Loro avrebbero semplicemente detto di tirare su o giù. E’ bello imparare parole nuove, ma gli studenti non sanno che farsene di esse.
Cosa ne pensi di questa enorme crescita sulla popolarità del Pilates?
Ho sentimenti misti a tal proposito. Oggi abbiamo molti più studenti in tutto il mondo che si dedicano a questa disciplina ed abbiamo molti bravi insegnanti. Ora avremmo bisogno di più veri insegnanti invece di formatori o istruttori. Molti diventano “insegnanti” ancor prima di aver ultimato il loro processo di studenti. Si ha bisogno di ben oltre quattro workshops ed un pezzo di carta per insegnare Body Contrology. Bisogna studiarlo.
Come ti rilassi in questi giorni?
Mi diverto a leggere. Non ero abituato a farlo, ma ho nell’AA ho imparato ad essere semplicemente e non fare. Abito su un terreno di 580 acri vicino all’LBJ Ranch. E’ un posto meraviglioso per stare in pace e da stare dureante momenti fantastici. Ci abito con il mio partner John (oggi abbiamo una relazione che ne ha vista di ogni) da 40 anni. Stiamo bene insieme, quindi questo è bello. Ho un cagnolino giapponese, non bevo, non mi drogo e non fumo. Spesso mi rinfresco rimanendo semplicemente fermo. Penso che potrei sedermi e rimanere immobile più a lungo di chiunque altro.
Questa intervista è stata pubblicata su Pilates Style nel numero di Luglio/Agosto 2008.
E’ stata scritta da Elizabeth Larkam, la quale ha studiato con Ron Fletcher nel 1985 presso la Divisione DanzaMedicina al Centro di Medicina Sportiva del Saint Francis Memorial Hospital di San Francisco.
Traduzione di Maximilian Stohr, il quale ha studiato con Ron Fletcher dal 2008 ed è Formatore Fletcher Pilates dal 2011.