Ron Fletcher è un ottuagenario felice, vive sotto il caldo sole del Texas, in una sorta di estate senza fine, e ha molti successi alle spalle da ricordare. Come non può dimenticare la parte della sua vita trascorsa come allievo diretto di Joseph Pilates. Ron Fletcher, infatti, è uno dei pochi Elders viventi, ovvero coloro che hanno imparato la tecnica direttamente dal suo fondatore: in questo caso l’erede non ha forse superato il maestro, ma ha contribuito in maniera determinante al successo dell’antica art of contrology, come ama ancora definirla e come l’aveva battezzata lo stesso Pilates. Fletcher, infatti, ha il grande merito di aver portato il Pilates tra i grandi divi, facendolo assurgere al ruolo che oggi ha nel mondo.
Gli inizi
Un inizio da predestinato, quello di Ron Fletcher: nel 1944 arriva dal natio e rustico Missouri alla vulcanica New York del primissimo dopoguerra, con un’idea fissa: studiare danza con Martha Graham. “Ero un ragazzo di una cittadina chiamata Dogtown, nel Missouri e sono finito a New York con Martha Graham, Joe e Clara Pilates come insegnanti. Onestamente penso ci sia stato un potere più alto che mi ha condotto lì, lo stesso che molti dei miei studenti avvertono oggi. Lavorai da Saks, nella Fifth Avenue. Poco dopo vidi un balletto organizzato da Martha Graham e mi resi conto che era quello che volevo fare. Senza badare alla forma, ma solo alla sostanza, decisi di farmi ricevere da Martha Graham stessa, aspettando, aspettando e ancora aspettando per farmi ricevere: ottenni il mio appuntamento e lei mi accettò come allievo, dopo un breve provino. Se ripenso a quei giorni, posso dire che avevo certamente i requisiti fisici necessari per ballare: tuttavia avevo iniziato a studiare danza piuttosto tardi per diventare un vero ballerino. Non avevo anni di classi di ballo alle spalle, anni che preparano per gli spettacoli”.
Gli allenamenti della Graham erano molto impegnativi, sotto il profilo fisico, e Fletcher iniziò ad avere problemi ad un ginocchio. Gli fu suggerito di ricorrere ad un intervento chirurgico per poter comprendere meglio il problema. “Era molto rischioso ed avrebbe potuto porre fine alla mia carriera. Uno dei miei compagni di classe mi portò da Joe Pilates. E così iniziai lo studio del Contrology. Credo di essere stata una persona molto fortunata: il reformer studiato dallo stesso Pilates, oltre 50 anni fa, fece un miracolo e mi ricordo chiaramente come mi sentii. Allora ballavo solo con infiltrazioni di novocaina contro il dolore: eppure compensavo il dolore con una postura sbagliata, senza trovare il mio centro. Joe, col suo istinto, mi regalò la conoscenza del corpo e grazie alla sua macchina magica mi aiutò a riscoprire quel centro. Quel famoso reformer è davvero un’idea brillante di Pilates e fu importantissimo per la mia riabilitazione. A quel tempo ero piuttosto impacciato nell’affrontare il Pilates, pur la specifica preparazione del ballerino alle spalle, ma fui seguito con molta attenzione da questo brillante, impaziente, qualche volta difficile, ed irascibile vecchio tedesco, l’uomo che non sembrava invecchiare. Il lavoro si evolveva in continuazione e mi usò quasi come cavia, per valutare i cambiamenti di un corpo nel proseguire dell’addestramento al Pilates. E di questo gli sarò grato per sempre”.
La carriera di ballerino
Fino ai trent’anni lavora in continuazione: anche in Italia, per Il Teatro Duomo a Milano, e ancora con Tallulah Bankhead, Marlene Dietrich, Ethel Barrymore, Josephine Panettiere, Carol Channing, Sonja Henie e gli altri grandi talenti del suo tempo. Tuttavia ogni volta che gli impegni glielo permettevano, tornava a trovare Joseph Pilates. “Mi laureai nel 1951 alla Utah University e passai un’estate come insegnante coreografo là, ma successivamente anche ad UCLA e all’Università di Santa Monica. Poi caddi nella spirale dell’alcolismo: i miei produttori, dopo aver esibito una grande pazienza, decisero di tagliare i contratti e così il 15 aprile del 1967, ovvero 40 anni, partecipai alla mia prima riunione dell’Alcolisti Anonimi. Da quel giorno non ho mai più bevuto: un risveglio prima di tutto spirituale. Non lavoravo da un anno e la mia terapia di riabilitazione prevedeva sedute quasi giornaliere con Clara Pilates. Joe morì più tardi in quel stesso anno, ma durante le lunghe sessioni di riabilitazione arrivò una specie di illuminazione: insegnare il lavoro di Pilates, insegnare il controllo del corpo. Continuai a mantenere stretti rapporti con Clara Pilates, attraverso lettere e visite a New York: non solo era una bella persona, ma posso dire senza dubbio che è stata lei ad aver contribuito in maniera determinante alla diffusione della disciplina e alla creazione del primo nucleo insegnanti. Joe era un genio ma Clara era in grado di comprendere la sottigliezza e qualità del movimento. Clara era generosa e mi incoraggiò ad insegnare e sviluppare il metodo. Presentai il mio lavoro a Los Angeles il 17 marzo 1971 e grazie a questo potei aprire il mio studio all’angolo tra la famosa Rodeo Drive e Wilshire Boulevard a Beverly Hills. Al di fuori di Manhattan nessuno conosceva il nome di Pilates, così chiamai il mio studio The Ron Fletcher Studio for Body Contrology. Molte persone legate al mondo dello spettacolo conobbero il mio nome e quello di Contrology. Ho sempre amato il termine Body Contrology. Ho sempre detto a Joe che sa di disciplina, controllo del corpo e della mente. Perfetto per noi”.
Il successo
La location, come si direbbe oggi, dello studio era perfetta e il mondo dorato di Hollywood iniziò a fare la fila per fare Pilates: “Judith Krantz, Ali Macgraw, Candice Bergen, Dyan Cannon Steven Speilberg, Barbra Striesand o Tza Tza Gabor. Vennero tutti e tutti apprezzarono soprattutto il cambiamento sui loro corpi. Si sentirono bene e il passaparola fu incredibile: diventai amico di molte di queste persone, allora come oggi. Diane Severino e Michael Podwal sono stati i miei primi allievi, sono stati a studiare con me, dopo essere stati ballerini a New York. Impararono in fretta e sono stati l’anima per anni dello Studio. Presentammo il nostro lavoro ad una prestigiosa convention di danza a Los Angeles e suscitammo l’interesse della comunità medica, per i risultati riabilitativi ottenuti con il metodo. Si arrivò così a certificare i nostri allievi, con l’avallo dell’Ospedale”.
L’evoluzione
Il lavoro di Fletcher è stato rivolto con grande attenzione al problema della respirazione, poi sulla creazione degli esercizi, anche a corpo libero, adatti ad insegnare in luoghi dove non erano presenti gli attrezzi creati da Joseph Pilates. “Feci gli adattamenti ai pezzi classici del lavoro con le attrezzature create da Joe. Il mio scopo era, ed è, avere ogni tipo di lavoro sia col corpo verticale sia sul pavimento. Mi sforzo costantemente di insegnare i concetti tanto cari a Pilates sull’equilibrio del corpo dall’area pelvica al femore, con esercizi come la Mermaid, il Dolphin o l’Elephant. Il mio lavoro con Martha Graham ha certamente influenzato la mia interpretazione del lavoro. Sono sempre stato entusiasta del lavoro di Joe Pilates, soprattutto riguardo il suo concetto di come il corpo dovrebbe essere messo in una posizione allungata sul pavimento. Successivamente ci fu la lunga e noiosa diatriba sul nome di Pilates e su chi poteva usarlo o non poteva farlo. Una cosa onestamente poco edificante: tolsi il marchio, ma ottenni, nel 1993, quello The Ron Fletcher Work®, mettendo a frutto il mio primo lavoro con Joe e tutta la parte assieme a Clara sugli attrezzi, che ha fatto da guida all’area più evoluta e complessa del lavoro. Sono profondamente grato a loro due per quel che sono oggi, ma anche a tutti coloro che, con me, hanno portato nel mondo il mio nome”.
di Ugo Bentivogli, tratto da Pilatesmood, inserto di NT Professional a cura di Cristiana Zama, maggio 2007