Un caffè con Jay

Interviste

Jay Grimes e Gloria Gasperi

In occasione della  Classical Pilates Convention di Pisa lo scorso maggio, abbiamo passato un piacevole pomeriggio durante la classica intervista Un caffè con… di Pilatesology, il sito che offre lezioni sul metodo Pilates tenute da allievi di Romana Kryzanowska e dello stesso Jay Grimes. Molte le domande e le curiosità chieste a Jay. A voi qualche pillola…
Jay Grimes racconta che sulla porta dello studio di Joe Pilates c’era scritto “Joseph Pilates Studio Contrology”, ma anche ai suoi tempi tutti chiamavano la tecnica Pilates proprio come si è diffusa a noi oggi. Il mondo in cui viveva non riconosceva Joe, non era pronto. Il suo studio era uno spazio piccolo, sporco, al secondo piano. Le persone non facevano esercizio a quell’epoca, a parte gli atleti e i ballerini. Pensavano anche che se le donne avessero fatto esercizio, sarebbero cresciuti i peli sul petto e che avrebbe danneggiato il sistema riproduttivo. Basti pensare che nell’anno in cui è morto, il 1967, una donna si iscrisse per la prima volta alla Maratona di Boston con l’iniziale del suo cognome e solo nel 1974 le donne hanno avuto il permesso di correre quella maratona.
Ma com’era lavorare con Joe? «Ricevo questa domanda come se io fossi stato il suo migliore amico per anni» continua Jay «È passato molto tempo ed è stata una breve parte della mia vita. Ero terrorizzato da quell’uomo. Andavamo d’accordo perché facevo qualsiasi cosa mi dicesse».
Jay non si sente di fare confronti con i diversi approcci al metodo Pilates poiché non li conosce. «Per me Pilates è ciò che Joe fece e non sento alcuna necessità di fare cambiamenti. Ho visto lavori geniali, ma che non sono Pilates. Ho visto spazzatura che non è Pilates» afferma Jay. «Quello che chiamo Pilates è quello che ho conosciuto, il resto chiamatelo diversamente». Che cosa avrebbe fatto Joseph Pilates se fosse ancora vivo? « Non sapevo che cosa stesse pensando mentre stavo ad un metro da lui, quindi come posso saperlo ora? Era un genio, era avanti al suo tempo. Non credo che la scienza moderna sia ancora arrivata al suo pari».
E a chi gli ha chiesto un consiglio come insegnante: «Smettete di correggere così tanto e lasciate che il corpo si muova. La persona non deve essere perfetta». E aggiunge: «Parlare poco e fare muovere tanto. Se fate fatica a spiegare al vostro cliente cosa deve fare, è meglio farlo muovere. Succede facilmente che in una lezione, posso non parlare per anche mezz’ora».